Il problema della scelta e dell'identità nel mondo d'oggi



«Un asino affamato e assetato si trova esattamente tra due mucchi di fieno, con un secchio d'acqua vicino. Quale scegliere? Come scegliere? I due mucchi risultano perfettamente identici per cui, non essendoci nulla che determini l'asino ad andare da una parte piuttosto che dall'altra, resta fermo e muore di fame». Ecco il famoso apologo dell'asino di Buridano, che morì di fame non avendo nessun motivo per scegliere tra due cumuli di fieno perfettamente eguali.

Questa storiella è importante per capire che senza una predisposizione, senza un apprendimento, non potremmo effettuare nessuna scelta né prendere alcuna decisione perché non saremmo in alcun modo motivati a compierla: l'idea di una volontà completamente “libera” è dunque assolutamente fuorviante perché se fosse davvero “libera”, quindi anche dalle nostre preferenze, non ci sarebbe più alcuna possibilità di scelta, finiremmo come l'asino.

Nel nostro mondo parlare di libertà di scelta o di scelta libera è ancora più complesso perché non siamo più difronte a due alternative, ma siamo di fronte ad un infinità di possibilità che la nostra mente non è in grado né di selezionare né di elaborare. Scegliere infatti significa rinunciare a tutte le possibili alternative (o vite) ma oggi essendo tali alternative infinite risulta impossibile sia la scelta sia di conseguenze il rinunciare ad esse.
Davanti a queste infinite possibilità non moriamo come l'asino, ma restiamo appesi.

Più che mai attuale allora è ciò che diceva Kierkegaard: ogni scelta implica un infinità di mondi inaccaduti, per cui ogni scelta è una colpa irrimediabile. Se l'uomo diviene ciò che è in base alle scelte che compie, oggi lo strutturarsi dell'identità è un lavoro sempre più difficile: queste possibilità irrealizzate infatti, essendo illimitate, creano un senso di colpa sempre più difficile da redimere.

Queste infinite possibilità ci vengono più che altro dal mondo di internet, dai social network che ci mostrano un infinità di immagini, un infinità di altre vite ed esperienze che vorremmo anche noi vivere ma, invischiati in questa impossibilità, corriamo il rischio di non riuscire a realizzare neanche quell'unica vita che ci è concessa. S.C.

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